Angela muore a 25 anni per un tumore raro, la famiglia raccoglie fondi per il Pascale: “La sua morte non deve essere vana”. Scelto il Pascale dove lavora la dottoressa Margaret Ottaviano che l’ha tenuta in cura fino alla fine. I pensieri della ragazza raccolti nel libro La Perla. La consegna simbolica dell’assegno nella stanza del direttore generale dell’Istituto dei tumori di Napoli, Attilio Bianchi.
“Posso farcela, devo farcela, ho paura ma voglio vincere”. Scriveva così in una sua poesia Angela Cuomo, tre anni prima che morisse, a soli 25 anni. E’ il 6 settembre 2016, quando le viene diagnosticata una forma rarissima di tumore. Malattia che combatte per 3 lunghissimi anni. Anni fatti di interventi chirurgici, di terapie dolorose, di tanta paura.
Fondamentale nella sua vita la presenza della famiglia e di una dottoressa che le è vicina fino alla fine, Margaret Ottaviano, all’epoca giovane specializzanda, ora oncologa dell’Istituto dei tumori di Napoli. Amava scrivere Angela e l’ultimo giorno, quando ha capito che per lei non ce ne sarebbero stati altri, ha confidato ai fratelli e alla madre la password del suo cellulare perché vi trovassero dentro i suoi scritti. Scritti che la famiglia ha deciso di non lasciare secretati in una sim.
E’così che è nato il libro La Perla e poi un’associazione onlus che porta il suo nome nata per sostenere progetti a favore dei soggetti con patologie oncologiche e dei loro familiari ed è stato bandito anche un premio letterario. Da qui una raccolta fondi per aiutare giovani oncologi, come la sua dottoressa Margaret Ottaviano, nel difficile compito di portare avanti la ricerca e far così che ad altri non tocchi la sua stessa sorte di <non farcela>.
E ieri mattina la prima raccolta fondi è stata consegnata simbolicamente nelle mani del direttore generale del Pascale, Attilio Bianchi, e del direttore sanitario, Maurizio di Mauro. A consegnare l’assegno la mamma e i due fratelli di Angela che hanno lasciato nell’Istituto anche alcune copie del libro La Perla.
“Voglio esprimere la mia più profonda gratitudine – dice il direttore generale dell’Irccs, Attilio Bianchi – a questa famiglia che anche nella disgrazia di aver perso un congiunto tanto giovane ci ha riconosciuto l’impegno e la dedizione con cui trattiamo i nostri pazienti”.
“Gesti come questi – aggiunge il direttore sanitario di Mauro – ci invitano a proseguire nella nostra mission con sempre maggiore impegno”.