Case di cura nella morsa del caro energia in Campania. I vertiginosi aumenti non le hanno risparmiate. Come nel resto d’Italia. Ma qui le tariffe dei servizi sono le più basse del Paese. Questo peggiora ulteriormente un quadro già a tinte fosche. E di “momento particolarmente gravoso” parla Sergio Crispino, presidente regionale dell’Aiop (Associazione italiana ospedalità privata), nonché amministratore delegato del Clinic Center e del Camaldoli Hospital di Napoli.
“Due anni di pandemia hanno messo a dura prova l’economia delle case di cura. Le quali, alla ripresa, hanno poi dovuto patire anche il rialzo dei prezzi di tutti i generi di prima necessità. L’aumento di petrolio, gas ed energia elettrica è dunque soltanto l’ultimo durissimo colpo che il comparto ha dovuto assorbire”, spiega Crispino, intervenuto al The Anchorman Show di Salvatore Calise in onda ogni giorno dal lunedì al vernerdì sulla piattaforma di Crc (canale 188 del digitale terrestre, Fm 100.5, Dab e App Play).
Correre ai ripari è un imperativo d’obbligo. “L’efficientamento energetico delle strutture sanitarie favorisce sicuramente un’efficiente gestione dei conti – osserva Crispino -. Ma poco può incidere in presenza di rialzi del 350% come nel caso dell’energia elettrica e del 450% come nel caso del gas. Anche perché le case di cura sono le realtà che consumano più energia nel terziario. Non solo. Dall’energia derivano anche tutti i prodotti di prima necessità che noi consumiamo. E proprio su questo fronte abbiamo registrato un aumento generale dei prezzi al consumo pari al 35%” .
La situazione è insostenibile. E per evitare l’irreparabile, Governo e Regione devono intervenire al più presto. “Il governo centrale deve permettere alle case di cura di accedere ai finanziamenti pubblici per le fonti di energia alternativa”, afferma il numero uno dell’Aiop Campania. Che alla Regione chiede invece “un adeguamento delle tariffe dei servizi erogati dall’ospedalità privata accreditata. Quelle nazionali sono ferme a dieci anni fa. E tra queste, le tariffe campane sono attualmente le più basse del Paese. Un discorso in tal senso è stato avviato con l’ente, ma i frutti non si sono ancora visti”, conclude Crispino. Che auspica “un rapido cambio di passo”.