Poche ore dopo la prima delle due date napoletane del “Music of the Spheres World Tour” dei Coldplay allo Stadio Diego Armando Maradona, devo ancora smaltire l’adrenalina di una serata memorabile. Di concerti ne ho visti tantissimi, ma quello a cui ho assistito, è stato uno spettacolo unico: un tripudio di luci ed emozioni. Sentirsi parte di quel vortice di colori grazie ad una passione condivisa e ad un braccialetto dato in dotazione all’ingresso dello stadio, da restituire all’uscita.
Una curiosità: prima dell’inizio del concerto, sugli schermi del palco (grandioso anche questo) sono state proiettate le percentuali di restituzioni del braccialetto nelle varie città del tour; al momento, la percentuale più alta spetta alle città americane. Per Napoli, sapremo a conclusione della seconda data.
Lo spettacolo è iniziato qualche minuto dopo le 21.00, supportato due ore prima dalla cantante di origini palestinesi Laila Al Habash e dalla band scozzese dei Chvrches. E via al delirio meraviglioso di musica, partendo da “Higher Power”, e poi in sequenza, “Adventure of a lifetime”, “Paradise”, “The Scientist”, “Viva la vida”. Per “Everglow”, Chris Martin ha invitato un fan sul palco a cantare insieme a lui. Il fortunato è stato un ragazzo napoletano che ha conquistato subito la simpatia di tutti gridando nel microfono un “Forza Napoli”. A suggellare il tifo e l’amore per la squadra, la sciarpa del team azzurro che il frontman della band ha avvolto intorno al collo e “Campioni D’Italia” pronunciato in un italiano quasi perfetto.
L’emozione più forte quando Martin ha intonato voce e chitarra “Napul’è” di Pino Daniele, a testimonianza dell’amore per una città, visitata dopo un’attesa durata 25 anni. E poi, il ringraziamento al pubblico con un “Grazie Guagliò”.
A seguire, “Hymn for the weekend”, “Clocks”, “My Universe”, “Something just like this” perdendo il filo della scaletta, per filmare, cantare, commuoversi e poi, sotto invito di Chris, mettere in tasca il telefono, per comporre tutti insieme “A sky full of stars”.
Gli ultimi brividi su “Fix You” e “Byutiful”. Sono le 23.30 circa, e a me sembra siano trascorsi solo cinque minuti. Non è facile lasciare lo stadio e quella sensazione di essere una sola cosa con 45 mila persone. Ha sempre un retrogusto malinconico la fine di un concerto, soprattutto se è quello di una delle band più forti e famose del pianeta. Soprattutto se le canzoni di Chris Martin, Guy Berryman, Johnny Buckland, Will Champion, hanno segnato gli ultimi 23 anni della tua vita.
Non è facile nemmeno descriverlo un concerto del genere. Si può solo viverlo. E la notte del 21 giugno, solstizio d’estate, e giorno in cui si celebra la Festa Europea della Musica, per me rimarrà indimenticabile.
Giuliana Galasso