“Giggino” Di Maio è fuori dal Parlamento. L’ex ministro degli Esteri ed ex pentastellato, candidato alla Camera nel collegio uninominale di Fuorigrotta con Impegno civico nella coalizione di centrosinistra, è la vittima più famosa della tornata elettorale. La sua sconfitta, la meno attesa.
In pochissimi, alla vigilia, scommettevano sul successo del suo diretto avversario: quel Sergio Costa che proprio Di Maio volle come ministro dell’Ambiente nel governo Conte I e II. E, invece, il generale di brigata dei carabinieri forestali ha sovvertito ogni pronostico, conquistando il seggio in palio in virtù del suo 39.72% delle preferenze, contro il 24.41% raggranellato dall’ex capo del movimento grillino.
Questi i numeri dell’insuccesso e questo il mea culpa dell’ex stratega del M5S: “Non ci sono se, ma o scuse da accampare, abbiamo perso, gli italiani non hanno considerato abbastanza maturo e valido il nostro progetto politico e su questo la nostra comunità dovrà aprire una riflessione”.
Così Di Maio, che nella lista delle vittime eccellenti dell’uninominale non è solo. A fargli compagnia altri due ex ministri del governo Draghi, Vincenzo Spadafora e Mara Carfagna. E poi, i parlamentari uscenti Pina Castiello; Valeria Valente; Paolo Siani, fratello di Giancarlo, il giornalista ucciso dalla camorra il 23 settembre 1985; Sandro Ruotolo, fratello di Silvia, vittima innocente della camorra. E ancora, Dario Vassallo, fratello del sindaco di Pollica assassinato dodici anni fa; il vicepresidente della Giunta regionale della Campania Fulvio Bonavitacola; l’ex governatore della Campania Stefano Caldoro e l’ex sindaco di Napoli Luigi De Magistris, che con la sua Unione popolare non va molto oltre l’1.3% e quindi non avrà uno scranno.