Il mistero della scomparsa di Emanuela Orlandi, che al tempo aveva 15 anni, ha dato vita ad ogni tipo di ipotesi nel corso del passare del tempo. La sua famiglia, però, da quel 22 giugno 1983, non ha mai smesso di chiedere di lei. Il coinvolgimento del Vaticano, un’opera della banda della Magliana, queste alcune delle piste seguite: ma spunta una nuova ipotesi. O meglio, si riaprono i sospetti nei confronti dello zio deceduto, Mario Meneguzzi.
Un servizio mandato in onda da Tg La7 punta i riflettori sul carteggio consegnato dal promotore di giustizia vaticana Alessandro Diddi alla Procura della Repubblica di Roma guidata da Francesco LoVoi.
Questo carteggio ricondurrebbe la sparizione di Emanuela Orlandi all’interno della sua stessa famiglia. Tg La7 ha sostenuto che il segretario di Stato Agostino Casaroli, tre mesi dopo la scomparsa di Emanuela, avesse ricevuto un messaggio nel quale si faceva riferimento allo zio della ragazza allora adolescente, il marito di Lucia Orlandi, sorella del padre Pietro.
Il messaggio era indirizzato ad un sacerdote sudamericano, vicino alla famiglia Orlandi. In questo messaggio, si chiedeva al sacerdote se la sorella di Emanuela, Natalina, avesse mai ammesso di essere stata molestata sessualmente dallo zio Mario Meneguzzi. La risposta del sacerdote è di assenso, ma la ragazza avrebbe scelto di mantenere il silenzio per tutelare il suo posto di lavoro alla Camera dei Deputati, che avrebbe ottenuto proprio per intercessione dello zio, che al tempo ne gestiva il bar. La stessa sorella, però, nel corso delle indagini aveva già ammesso in un verbale le violenze.
Non è escluso che l’aspetto dello zio di Emanuela Orlandi coincida con l’identikit fornito dell’uomo che un carabiniere aveva visto parlare con lei il giorno della sua scomparsa.