Costi triplicati in bolletta per colpa del caro energia. Imprese allo stremo, rischiano di collassare. Dal comparto sociosanitario arriva un autentico grido d’allarme: migliaia di posti di lavoro sono appesi a un filo e per evitare il peggio si deve intervenire subito.
“Il caro energia ha ormai assunto l’aspetto di un’emergenza a tutti gli effetti, anche per il settore sociosanitario. Un settore che facendosi carico di pazienti anziani e fragili deve mantenere uno standard di prestazioni e servizi costante, efficiente e di grande qualità”. Così Luca Pallavicini, presidente nazionale di Confcommercio Salute, organizzazione che rappresenta circa tremila realtà del comparto, per un totale di oltre 33mila dipendenti.
“A ridosso dell’ultimo quadrimestre dell’anno – spiega Pallavicini in un intervento telefonico durante il The Anchorman Show di Salvatore Calise in onda su Crc – registriamo aumenti consistenti delle utenze energetiche. Nella maggior parte dei casi i costi sono raddoppiati, ma in qualche caso sono addirittura triplicati. Questo ha aggravato un quadro già appesantito dal rincaro di altre voci come la ristorazione e la lavanderia”.
Una stangata che proprio non ci voleva, perdipiù giunta al termine di un biennio difficile, caratterizzato dalle perdite provocate dalla pandemia e soltanto in parte compensate dagli aiuti statali. “Aiuti che oggi riguardano soltanto le imprese energivore e che invece tagliano fuori quelle sociosanitarie”, denuncia Pallavicini, che non ha dubbi: “Se non si prendono subito provvedimenti, diverse realtà chiuderanno, o gli standard assistenziali peggioreranno”.
Di qui l’appello di Confcommercio Salute al futuro governo: “Abbattere, almeno fino a fine anno, le aliquote sull’energia elettrica al 10% come per il gas, soprattutto in vista della stagione invernale. E – sottolinea Pallavicini – avviare un percorso che tuteli il privato accreditato di qualità. Assistere le persone in maniera adeguata è e deve restare la mission primaria: per farlo occore una progettazione sinergica a tutela di pazienti, famiglie e operatori virtuosi”.
In altre parole, “stoppare il proliferare di un mondo collaterale di strutture a basso costo e senza garanzie di qualità, che hanno inquinato l’intero settore. E, di contro, valorizzare chi investe in qualità e in sicurezza”: la ricetta per uscire dalla crisi.