Festival di Sanremo: Un racconto da blog

Cala il sipario su Sanremo 2023.

In questa domenica in cui la nostalgia fa già capolino, il Festival somiglia tanto al ragù della nonna preparato per una famiglia numerosa. Nel pentolone, in questa settimana, è stata messa a cuocere molta carne, facendo “pappuliare” un po’ di tutto: la bravura del direttore Artistico Amadeus, che ha saputo imbastire e cucire alla perfezione un festival trasversale, per tutti i gusti e generi musicali; la simpatia di Gianni Morandi, lo zio fac-totum che tutti vorremmo avere; la compostezza di Francesca Fagnani, abbastanza politically correct da non fare storcere il naso ai perbenisti; la dolcezza e le verità inconfutabili di Paola Egonu; le verità confutabili di Chiara Francini (ma chi l’ha detto che una donna che ha scelto consapevolmente di non avere figli, deve sentirsi una donna di mer..? ); la stucchevolezza e autoreferenzialità del monologo di Chiara Ferragni, che, più che esempio di femminismo e di donne che ce l’hanno fatta da sole, è solo l’esempio del consumismo globalizzato più sfrenato, quello che passa attraverso la perfetta promozione di se stessa quale brand – “so vendermi, riesco a far comprare, ergo…”

E poi, la politica, i diritti civili, la guerra, il bacio gender di Rosa Chemical, lo strappo anarchico di Fedez, l’ironia vincente, fuori dal coro e fuori dall’Ariston di Fiorello, attori, abiti, merletti, ricchi premi, cotillons, record di ascolti e niente mascherine.

E le canzoni? Tra qualche ora subiranno la  classica selezione darwiniana: alcune saranno dimenticate subito, altre saranno cantate e ascoltate almeno fino a Primavera, e toccherà alle radio il compito di farle digerire e metabolizzare.

Il festival è finito, e alcuni amici se ne vanno. Vince Marco Mengoni, seguito da Lazza e Mr.Rain. Una classifica che è anche uno specchio dei tempi. Perché a comprare ancora i dischi, fisici e digitali, a “strimmare” e a direzionare le classifiche di Spotify, sono soprattutto i più giovani.

Menzione speciale per Colapesce e Dimartino, che hanno vinto, meritatamente, il Premio della Critica “Mia Martini” e il premio della Sala Stampa Radio, Tv, Web “Lucio Dalla”. D’altronde la frase più bella di questo Festival è la loro, ed è la metafora perfetta della vita: “Ma che mare ma che mare, come stronzi a galleggiare, per non sentire il peso delle aspettative”. Splash!

 

Giuliana Galasso

 

 

 

 

 

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