Qualche giorno prima di essere ammazzato era stato condannato a otto anni di reclusione per violenza sessuale ai danni di due bambini, un maschietto e una feminuccia, figli di un elemento di spicco della criminalità organizzata di Soccavo, periferia occidentale di Napoli. Emerge dalle indagini sull’uccisione di Sergio Carparelli, il 54enne trovato morto nella notte tra il 27 e il 28 settembre in via Marco Aurelio, nel rione Traiano. I killer gli hanno vomitato addosso una pioggia di piombo: sette proiettili sono andati a segno, raggiungendo alla schiena e al torace la vittima, sul cui omicidio si fanno adesso nuove ipotesi investigative. Come quella della vendetta privata.
La vittima è considerata dagli inquirenti vicina ad ambienti della criminalità organizzata, ma non era un pezzo grosso. A parte la condanna per violenza sessuale, aveva alle spalle soltanto quache precedente per droga. Per questo motivo, gli investigatori sarebbero al momento propensi a escludere che l’agguato mortale sia da ricondurre alla guerra tra il clan Cutolo e quello dei Puccinelli-Petrone per il controllo del mercato degli stupefacenti a Soccavo. Ma le modalità del delitto non possono far scartare completamente la matrice camorristica: quei colpi di arma da fuoco esplosi in rapida successione da distanza ravvicinata sono infatti quasi l’impronta digitale della criminalità organizzata.