Il clan Contini controllava l’ospedale San Giovanni Bosco di Napoli. È la conclusione cui è approdata l’inchiesta della Procura partenopea sfociata nel blitz dei carabinieri che ha portato all’arresto di undici presunti affiliati alla cosca del cartello Alleanza di Secondigliano, accusati di sfruttare la struttura sanitaria per ogni genere di affare illegale, finanche come piazza di spaccio.
A riaccendere i fari sul San Giovanni Bosco, già al centro di un’indagine nel 2019, sono stati i collaboratori di giustizia Teodoro e Giuseppe De Rosa, che con le loro dichiarazioni hanno dato il via alla nuova inchiesta nel 2021. I loro racconti disegnano, si legge nei provvedimenti restrittivi notificati dai carabinieri ai destinatari, una «desolante mappa di controllo camorristico del nosocomio pubblico, che va dall’utilizzo della struttura come luogo di incontri mafiosi o di ricezione di pagamenti usurari ed estorsivi al controllo delle visite mediche e degli interventi chirurgici, con la compiacenza o la sottomissione del personale, in violazione di qualsivoglia regola interna; dai favoritismi illeciti al clan per false perizie o falsi referti, al controllo del clan sulle ditte esterne appaltatrici di servizi vari, primo dei quali quello di pulizia».