A un passo dall’archiviazione del caso, richiesta dalla Procura di Trieste, la famiglia di Liliana Resinovich, che non crede all’ipotesi del suicidio, si è mobilitata. Hanno infatti richiesto una consulenza tecnica al professore Vittorio Fineschi dell’Università di Roma “La Sapienza” che ha collaborato con il dottore Stefano D’Errico dell’Università degli Studi di Trieste.
Caso Liliana Resinovich, consulenza tecnica: “Il cadavere di Liliana è stato occultato”
Secondo il professor Vittorio Fineschi, come riportato da Fanpage, “Il cadavere di Liliana è stata occultato, sicuramente in un ambiente protetto e chiuso, e non all’aperto. L’ipotesi del congelamento è stato esclusa dalla Procura ma non si sa perché: dire che non ci sono prove che sia stato un omicidio non basta a dire che sia un suicidio“. L’esclusione del congelamento del cadavere non avrebbe, quindi, alcun riscontro scientifico.
Spiega, infatti: “Non si può scartare l’ipotesi che il corpo sia stato congelato e in questo senso non sono state fatte le indagini giuste, come analisi o esami specifici atti a individuare segni di congelamento. I risultati emersi da un’analisi che abbiamo fatto fare a un’esperta di radiologia forense non fanno che accrescere i dubbi sul fatto che forse il cadavere abbia avuto un periodo di soggiorno in ambiente controllato“.
Inoltre il professore aggiunge che potrebbero esserci delle inesattezze riguardo la datazione della morte. Aggiunge: “L’ora della morte viene stabilita sulla base dell’esame Tac effettuato tre giorni dopo il ritrovamento del corpo di Liliana. Il dato delle 48/64 ore come data della morte rispetto al ritrovamento del cadavere non è quindi affatto solido“.
Conclude: “L’autopsia sul corpo di Liliana è stata effettuata il giorno 11 e in quei sei giorni il corpo di Lilly è stato conservato a una temperatura controllata, ma superiore ai 12 gradi, che consente lo sviluppo di fenomeni putrefattivi, questo ci porta a dire che l’epoca della morte è tutta da interpretare”.