Liliana Resinovich, rinviata la decisione sull’archiviazione: Sebastiano assente

Oggi si è svolta l’udienza preliminare a porte chiuse per decidere o meno la prosecuzione delle indagini sulla morte di Liliana Resinovich. Il Gip del Tribunale di Trieste Luigi Dainotti si è riservato di decidere in merito alla morte della 63enne: archiviare il caso oppure proseguire nell’approfondimento delle indagini come richiesto dalle parti offese, il marito di Liliana Resinovich, Sebastiano Visentin, rappresentato in udienza dall’avvocato Paolo Bevilacqua, dal fratello Sergio Resinovich seguito dall’avvocato Nicodemo Gentile e dalla nipote Veronica Resinovich, assistita dall’avvocato Federica Obizzi.

È questo l’esito dell’udienza durata tre ore e mezza e svoltasi a porte chiuse di questa mattina al Tribunale di Trieste conclusasi poco dopo le 12. La riserva dovrebbe essere sciolta tra questo fine settimana e l’inizio della prossima. Liliana Resinovich, 63 anni, era sparita da casa il 14 dicembre 2021 e rinvenuta cadavere, all’interno del parco dell’ex ospedale psichiatrico di San Giovanni a Trieste, il 5 gennaio dell’anno dopo.

Udienza preliminare per decidere riguardo la prosecuzione delle indagini: assente il marito Sebastiano

Il fratello di Liliana Resinovich, Sergio, all’uscita dalla stanza dove si è svolta l’udienza preliminare a porte chiuse per decidere o meno la prosecuzione delle indagini sulla misteriosa morte della sorella ha dichiarato: “In questa udienza tra gli avvocati c’è stato un atteggiamento collaborativo. Ognuno ha espresso la sua idea“, ma quello che “mi ha colpito di piu’ e’ il fatto che Sebastiano, il marito di Liliana, non fosse presente all’udienza. Sarebbe stato logico che fosse venuto, in fin dei conti si parlava di sua la moglie. Anche se in cuor mio e’ stato meglio che non sia venuto. Io non volevo certamente vederlo. Adesso attendiamo le decisioni del Giudice a fine settimana“.

Claudio Sterpin, l’amico di Liliana Resinovich, era anch’esso oggi in Tribunale in occasione dell’udienza preliminare del Gip alla quale però non è intervenuto ma dove è stato per testimoniare con altre persone la necessità di stabilire la verità nel caso della donna.

Ha poi dichiarato: “Se Liliana fosse stata viva dopo il giorno della sua scomparsa – il 14 dicembre 2021 – avrebbe fatto di tutto per avvertirmi o per avvertire Sergio, il fratello. Oppure era costretta…“.

Sterpin ha detto di essere stato contattato nuovamente dalla Questura dove sarà convocato nei prossimi giorni per ragioni che non conosce ma potrebbe trattarsi anche di vicende non strettamente legate al caso di Liliana. L’uomo non ha dubbi sul fatto che Liliana “non si sia suicidata. Il suicidio non è nemmeno una verità di plastica – ha detto – e poi, con quelle modalità…“.

Le indagini, invece, secondo lui dovrebbero “soprattutto spiegare dove è stata Liliana per venti giorni, viva o morta“. Io sono “convintissimo che Liliana è morta il 14 dicembre e poi c’è stata tutta quella messa in scena per fingere il suicidio”; una messa in scena che “non può essere stata fatta da una sola persona. Poi il chi e il perché è un punto enorme di domanda“.

Sterpin si è soffermato anche sull’ orologio fermo alle 9:17. “Vorrà dire qualcosa?“, si è chiesto. Le speranze, insomma, sono che “le indagini proseguano e in maniera congrua“.

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