Napoli in marcia per la pace in Ucraina: stop alle armi

No alla guerra. Migliaia di partenopei lo hanno ribadito partecipando al corteo organizzato da Comune, Arcidiocesi e Comunità di Sant’Egidio nell’anniversario dell’inizio delle ostilità tra I’Ucraina e la Russia. Il 24 febbraio del 2022 l’esercito del dittatore accusato di crimini contro l’umanità Vladimir Putin invadeva la pacifica nazione sul mar Nero dando la stura a un sanguinoso conflitto. A distanza di dodici mesi, mentre le armi continuavano a mietere vittime, tanti napoletani sono scesi in piazza per invocare il “cessate il fuoco”. Moltissimi studenti, tanti cittadini di altre comunità straniere che vivono nel capoluogo campano, rappresentanti delle istituzioni, del mondo della politica, del lavoro e dell’associazionismo hanno dato vita a un corteo con in testa una banda musicale di giovani cingalesi, che dopo le 9:30 è partito da piazza Dante per poi raggiungere piazza Municipio.

A fare gli onori di casa il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi, che ha espresso vicinanza all’Ucraina e al suo popolo, alla resistenza e alla lotta per l’integrità territoriale, ma ha voluto anche ribadire che “i tempi sono ormai maturi per raggiungere una pace giusta e fare in modo che la voce delle armi venga sostituita dalla voce della diplomazia e si possa così trovare una via d’uscita a un conflitto che sta costando tantissime vite umane e sofferenze”, ha sottolineato Manfredi, ricordando che quella partenopea è la città italiana che ha accolto più profughi ucraini e lo ha fatto “con grande partecipazione e grande impegno da parte delle associazioni e delle istituzioni”. Un impegno che il presidente della Giunta regionale della Campania Vincenzo De Luca ci ha tenuto a riconfermare, “in modo particolare per donne e bambini”, ha detto il governatore, che ha poi spiegato come “sostenere il governo ucraino nella sua difesa dall’invasione è un dovere imprescindibile, ma se non vogliamo che questa tragedia duri all’infinito e porti al rischio di una guerra nucleare, è tempo di promuovere con forza un’iniziativa per il cessate il fuoco immediato. Un armistizio oggi non significa la soluzione del conflitto – ha concluso il presidente della Giunta regionale – ma è il presupposto ineludibile per avviare una conferenza di pace nella quale coinvolgere anche altri paesi, come la Cina e l’India, e nella quale affrontare e risolvere tutte le questioni aperte per il ripristino della legalità internazionale”.

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