Un neonato francese vive grazie ai medici dell’Azienda ospedaliera universitaria Federico II di Napoli. Il piccolo soffriva di una grave malformazione congenita alle vie urinarie, che lo avrebbe ucciso senza cure immediate. Così, cinque giorni dopo il parto, l’équipe del professore Ciro Esposito, direttore dell’Unità operativa complessa di chirurgia pediatrica, lo ha operato e gli ha salvato la vita.
I genitori, una partenopea trapiantata da tempo a Parigi e un francese, hanno scoperto la malformazione al quinto mese di gravidanza e, dopo un primo contatto con il professore Esposito, hanno subito deciso di affidarsi al Policlinico Federico II guidato dal direttore generale Giuseppe Longo: una “migrazione sanitaria” al contrario, che ha portato la coppia dall’ombra della Tour Eiffel all’ombra del Vesuvio, infrangendo quel luogo comune che vuole invece i napoletani scappare all’estero per curarsi.
Tutto è stato organizzato nei minimi dettagli. Il 12 agosto il piccolo nasce nella Ginecologia dell’Azienda ospedaliera universitaria: occhi color del cielo e peso di 3,5 chilogrammi. Il 17, dopo gli accertamenti di rito e le precauzioni del caso, subisce il delicato intervento, che riesce perfettamente.
“Abbiamo operato il neonato con tecniche mininvasive e l’ausilio della tecnologia laser. Dopo tre giorni lo avevamo già dimesso. Ma la nostra équipe, in collaborazione con i colleghi francesi, lo seguirà fino all’adolescenza, per monitorare costantemente la regolare funzionalità renale”, spiega il direttore dell’Unità operativa complessa di chirurgia pediatrica, che si conferma uno dei centri più avanzati in Europa per la correzione delle malformazioni congenite che colpiscono i bambini.
“Grazie ai mezzi avanzati di cui disponiamo abbiamo invertito il flusso migratorio dei pazienti pediatrici che, fino ad alcuni anni fa, partivano con le famiglie dal Sud per affidarsi ai centri del Nord Italia. E oggi in tanti da tutta Europa fanno riferimento alla Federico II”, afferma con orgoglio Esposito.
Il professore ci tiene poi a sottolineare l’approccio multidisciplinare al caso, che ha visto il coinvolgimento anche del Dipartimento materno infantile e della Ginecologia e Ostetricia diretti da Giuseppe Bifulco, con Gabriele Saccone che ha curato il parto, la gestione e il follow-up della mamma; della Neonatologia di Francesco Raimondi, che con il suo team ha stabilizzato il bambino prima dell’intervento, garantendo con Michele Panico la presenza del neonatologo in sala operatoria.
Senza dimenticare i dottori Maria Escolino e Mariapina Cerulo; l’equipe anestesiologica di Giuseppe Servillo, composta da Giuseppe Cortese e Daniela Palumbo; il team di infermieri di sala operatoria coordinato da Luisa Florio; e gli infermieri del reparto di chirurgia pediatrica coordinati da Susy Turco. Ognuno ha avuto una parte importante in questa storia di sanità napoletana dal finale felice.