Omicidio Lausi fu “punizione” ordinata dai Mazzarella

Tre elementi di spicco del clan Mazzarella sono stati arrestati per l’omicidio di Salvatore Lausi, il cassiere del sodalizio all’epoca dei fatti alleato con il gruppo dei Misso del Rione Sanità. Si tratta di Michele Mazzarella, 45 anni, presunto mandante dell’agguato mortale avvenuto il 6 ottobre 2002 a Napoli, Vincenzo Mazzarella, 73 anni, accusato di essere il mandante e l’organizzatore dell’omicidio, e Salvatore Barile, 39 anni, che gli inquirenti considerano l’esecutore materiale del delitto in concorso con Ciro Giovanni Spirito e Vincenzo De Bernardo, entrambi deceduti.

Tutti e tre sono stati raggiunti da un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip su richieta della Dda partenopea. Il provvedimento è stata notificato loro dai carabinieri nelle carceri di Secondigliano, Parma e Siracusa dove sono rispettivamente detenuti gli indagati, cui viene contestato il reato di omicidio aggravato dalle finalità mafiose.

Gli arresti sono scaturiti dalle dichiarazioni di collaboratori di giustizia del clan Misso, suffragate da successivi riscontri e intercettazioni, che hanno consentito agli investigatori di appurare che Lausi fu ammazzato perché ritenuto responsabile di un ammanco di 100 milioni di lire dalla cassa dei Mazzarella, che la stessa vittima gestiva come incaricato delle estorsioni a Forcella, alla Maddalena e alla Sanità.

Il delitto fu frutto di un’epurazione interna e non della faida con il cartello dell’Alleanza di Secondigliano come inizialmente pensarono i Misso. Circostanza che, stando alle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, stava per scatenare una guerra tra le due organizzazioni, poi scongiurata dal fratello di Vincenzo Mazzarella, Gennaro, che rivelò agli alleati i veri motivi dell’uccisione di Lausi.

 

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