Quaranta coltellate. Tutte a segno. Inferte con furia dalla moglie Monica Milite, dal figlio di 18 anni, Emanuele, e da quello di 15, sotto lo sguardo attonito dell’ultimogenito appena undicenne tra le mura del focolare domestico. Scene da film dell’orrore. Immortalate dalle sei telecamere di sorveglianza installate anni fa nella piccola abitazione di Giffoni Valle Piana, nel salernitano, dove il panettiere di 43 anni Ciro Palmieri è stato trucidato.
Per occultarne i resti, i suoi carnefici, attualmente in carcere con l’accusa di omicidio volontario aggravato, hanno ridotto il cadavere in pezzi, hanno caricato i pezzi sull’auto di famiglia e li hanno trasportati fino alle colline di Curti, dove li hanno abbandonati. Il giorno dopo, si sono poi recati dai carabinieri e hanno denunciato la scomparsa del congiunto nella speranza di farla franca.
E forse sarebbero anche riusciti nel loro intento, se un abile tecnico della Procura della Repubblica di Salerno non avesse recuperato con successo tutte le immagini catturate dagli occhi elettronici, che gli autori dell’omicidio avevano così maldestramente provato a cancellare per sempre. La verità è venuta fuori in questo modo. Ed è una verità incontrovertibile. Di quelle che fanno trasalire.
Il pomeriggio del 29 luglio, in casa Palmieri scoppiò una lite furibonda, che poi degenerò nella brutale aggressione al panettiere, sfociata nella sua uccisione per ferite da coltello. O meglio, da coltelli: cinque, secondo gli inquirenti, quelli utilizzati da moglie e figli per ammazzare il capofamiglia. Le telecamere ripresero tutto. Anche le fasi successive all’assassinio, quando il giorno dopo il cadavere fu sezionato e fatto sparire, fino al ritrovamento in un dirupo da parte degli investigatori.
I carabinieri della stazione di Giffoni Valle Piana sono riusciti anche a recuperare le armi, sotterrate nel giardino poco distante dall’abitazione. Adesso indagano per capire il vero contesto nel quale l’omicidio è maturato. Il figlio 15enne del panettiere avrebbe raccontato di una situazione familiare pesante a causa del carattere irascibile del padre. In passato la moglie aveva accusato il quarantatreenne di maltrattamenti, per poi ritirare la denuncia. Ma il fratello della vittima sostiene fermamente che Ciro non fosse un violento.
In attesa di vederci chiaro, il tribunale ha confermato i fermi dei tre arrestati. Mentre il figlio undicenne della vittima potrebbe essere affidato al ventitreenne primogenito del panettiere, che lavora al nord ed è completamente estraneo alla vicenda.