Si rifiuta di spacciare droga perché ha giurato sulla tomba della figlia scomparsa prematuramente di cambiare vita e viene pestato a sangue, ma non cambia idea e denuncia tutto ai carabinieri. Le manette sono così scattate ai polsi di G.M., 23 anni, E.R., 25 anni, e D.F., appena diciottenne: nei loro confronti, su richiesta della Direzione distrettuale antimafia, il gip del tribunale di Napoli ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare in cacere per tentata estorsione, rapina, lesioni, porto abusivo di arma da fuoco e detenzione di stupefacenti ai fini di spaccio: reati aggravati dal metodo mafioso, in quanto i tre avrebbero agito per conto del clan Casella di Ponticelli.
Nel loro mirino era finito un 45enne, padre di tre figli, di cui uno autistico e una morta. E proprio sull’onda emotiva del recente lutto l’uomo aveva deciso che non avrebbe mai più smerciato droga: pertanto, quando i tre si sono recati a casa sua nel Lotto 0 per consegnargli i panetti di hashish da vendere, si è rifiutato di prenderli, annunciando di volere vivere onestamente. I suoi interlocutori non l’hanno presa bene e gli hanno intimato di consegnare loro 10mila euro oppure casa e auto e andarsene, altrimenti avrebbe dovuto continuato a spacciare. Ma, anche questa volta, il 45enne ha risposto picche. A quel punto i tre lo hanno picchiato selvaggiamente, incuranti della presenza della moglie e dei figli, e poi si sono allontanati, avvertendolo che però sarebbe tornati presto. Quindi, l’uomo, ancora sanguinante, è uscito e si è precipitato alla stazione dei carabinieri di Cercola, dove ha raccontato tutto ai militari: lo spaccio, la morte della figlia, la promessa di vivere onestamente e il pestaggio. Il 1° marzo sono iniziate le indagini e poche ore fa l’arresto dei tre.