L’accusa formale di tradimento per insurrezione armata, come ha reso noto il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, nei confronti del leader delle truppe Wagner, Yevgeny Prigozhin, è stata fatta cadere. Ai suoi miliziani è stata assicurata non solo l’impunità ma un caloroso benvenuto, se lo vorranno, nell’esercito regolare.
Questa mattina sui siti specializzati sono riapparsi i prodotti coi loghi della brigata del cuoco di Putin mentre un esercito di operai è comparso per riaggiustare le strade e gli impianti inevitabilmente danneggiati nel corso dell’avanzata della colonna armata che dal sud è avanzata fin quasi a duecento chilometri della capitale.
Solo nell’oblast di Voronezh, ha dichiarato il governatore di questa regione che ha visto la momentanea “occupazione” dei mercenari, è stato e sarà necessario intervenire su centinaia di chilometri di manto stradale, compromesso dalle manovre dei veicoli militari. Di fatto, Mosca resta al momento in una situazione di allarme terrorismo, mentre è un dato incontrovertibile che Putin e Prigozhin non si siano più fatti vedere dal momento del raggiungimento di un “accordo” di cui comunque ancora si sa troppo poco tramite la apparente mediazione di Alexander Lukaschenko.
Intanto, la controffensiva delle truppe ucraine è riuscita a riconquistare un totale di 130 chilometri quadrati nel sud del Paese che erano stati occupati dalla Russia, ha detto il vice ministro della Difesa ucraino Hanna Maliar in una dichiarazione pubblicata su Telegram.
“Dall’inizio dell’offensiva, l’area liberata nel sud è di 130 chilometri quadrati“, ha detto Maliar. La maggior parte del territorio è stata riconquistata dalle forze ucraine nella prima settimana della controffensiva. Negli ultimi sette giorni, l’Ucraina ha riconquistato 17 chilometri quadrati nella parte meridionale del Paese “come risultato del miglioramento delle operazioni tattiche di posizionamento e dell’allineamento della linea del fronte“, ha detto Maliar. Secondo il vice ministro, l’Ucraina continua a lanciare operazioni offensive in direzione di Berdiansk e Melitopol, due città ucraine occupate dalla Russia nel sud del Paese.
Nel caos arrivato fino alle porte di Mosca, mentre i paramilitari del gruppo Wagner tentavano un colpo di Stato e in Russia si sfiorava la guerra civile, “abbiamo mantenuto i nervi saldi“, assicura alla “Stampa” il ministro degli Esteri Antonio Tajani, ben cosciente che questo “possa rappresentare un punto di svolta“, anche nella guerra in Ucraina.
Oggi ne discuterà in Lussemburgo al vertice dei ministri degli Esteri dell’Ue, e per mercoledì Giorgia Meloni ha annunciato delle comunicazioni in Parlamento, ma una cosa, per Tajani è già chiara: “La Russia è più debole. Sono emerse crepe importanti nel suo sistema militare, che aveva la Wagner come fiore all’occhiello. Per Mosca sarà una perdita importante“.