Voto di scambio con il clan: arrestato il sindaco di Melito e altri 17

Sono 18 le misure cautelari nel Napoletano per voto di scambio col clan: il provvedimento è frutto delle indagini svolte dalla Dia di Napoli e coordinate dalla Dda a partire dalle notizie riguardo l’interesse della criminalità organizzata ad inserirsi nelle elezioni del sindaco e per il rinnovo del consiglio comunale di Melito di Napoli.

La Direzione Investigativa Antimafia ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip del Tribunale di Napoli, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, a carico di 18 soggetti gravemente indiziati a vario titolo dei reati di: politico mafioso, attentati ai diritti politici del cittadino, associazione di tipo mafioso, corruzione, concorso esterno in associazione mafiosa, tentata estorsione.

Melito, inchiesta sulle elezioni: arrestato il sindaco Luciano Mottola

Tra questi anche il sindaco del comune di Melito, Luciano Mottola, il Presidente del Consiglio comunale Rocco Marrone e altri due consiglieri. Dalle indagini sono emersi gravi indizi sulla circostanza che i rappresentanti della coalizione a sostegno di Mottola, in vista del ballottaggio, sostenevano l’ipotesi di concordare il sostegno al proprio candidato con il clan camorristico. Il progetto di richiedere il sostegno del clan, in realtà, è stato presentato già al primo turno ma accantonato in ragione della conclusione di un accordo a favore della coalizione avversa guidata da Nunzio Marrone.

Gli esponenti della coalizione a sostegno di Mottola, quindi, avrebbero accettato la promessa, da parte del referente del clan Amato Pagano –  deceduto il 23 gennaio scorso in un agguato – di procurare per il ballottaggio, avvalendosi della forza di intimidazione, i voti degli appartenenti al clan, dei soggetti ad essi legati e dei residenti del rione popolare destinatari di pressioni ed intimidazioni, in cambio di somme di danaro o della promessa di posti di lavoro.

In questa fase – riferisce la Dia – sarebbe stato persino impedito l’esercizio dei diritti politici di una candidata al consiglio comunale costretta, con gravi minacce, quali l’allontanamento dall’abitazione o la chiusura dell’esercizio commerciale, a svolgere campagna elettorale non per sé ma per un candidato dell’opposta coalizione gradito al clan“.

Nel corso delle indagini sono, inoltre, emersi episodi di compravendita di voti di consiglieri comunali in occasione delle elezioni (di secondo livello) per gli organi della Città metropolitana svoltesi il 13 marzo 2022. Sono stati individuati gravi indizi su alcuni episodi estorsivi posti in essere dagli affiliati al clan.

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